Racconta retrospettivamente il ritrovamento di un cadavere, tenendo a mente le seguenti informazioni:
il luogo del ritrovamento è l’ufficio di un professore universitario;
l’arma del delitto è un turibolo;
il delitto è avvenuto nel tardo pomeriggio;
la vittima è vestita interamente d’arancione.

Qualche tempo prima, su un altro caso, quello del killer di bambini, la polizia era stata accusata di abuso di potere. L’assassino, seppur disarmato e già in manette, era stato ucciso da uno degli agenti a colpi di pistola.

L’opinione pubblica rimase inorridita.

Ricordo ancora il giorno del ritrovamento.
Orribilmente sfigurato. La bocca contorta in un grido di dolore.

Le indagini erano state veloci.
La dinamica era chiara.
Il movente cristallino.

Sul corpo i segni di quanto accaduto.

Avrei voluto vedere gli altri in quei panni.
Come si sarebbero comportati. Cosa avrebbero fatto. Che altra soluzione avrebbero trovato.

Quel pomeriggio, la vittima, che indossava un paltò marrone, si era recata nello studio del suo mentore, il suo vecchio docente universitario di teologia, per chiedere consiglio e trovare conforto.
Ma qualcosa era andato storto.

Il figlio del docente era una delle vittime del killer dei bambini. Confidava nella giustizia, ma quando all’assassino venne data una pena di soli pochi anni di galera, il docente iniziò a meditare vendetta.

Chiese a un agente di polizia, suo vecchio alunno e amico, di porre rimedio al sopruso legale. Chiaramente contrario, l’agente rifiutò, ma venne costretto dalle circostanze ad eseguire i suoi ordini. Il docente di teologia era al corrente di casi di corruzione all’interno del distretto, e avrebbe fatto esplodere la notizia in caso di mancato compimento della sua vendetta.

Fu così che l’agente sparò al killer.
Ma se ne pentì presto.

L’opinione pubblica riversò tutto il suo astio su di lui. Tutti gli voltarono le spalle. La vita divenne un inferno .

Fu così che andò a cercare aiuto dal docente di teologia, invano.

Amareggiato e deciso a denunciarlo, l’agente fece per andarsene, ma il docente lo colpì alle spalle col turibolo e lo uccise.

Il corpo rimase nello studio per giorni, e il sole che filtrava dalla finestra scolorì il paltò fino a farlo diventare arancione.

Sì, questo sarebbe il dossier del caso, se fosse stato risolto.

Ma non lo è, in realtà. Lo è per me, che ormai non ho più nulla da fare. Lo è per me, che ormai la vita se n’è andata.

Ma il caso sarà risolto presto.

Lascio queste righe a quegli incompetenti delle forze dell’ordine che non sanno fare il loro lavoro e costringono le persone a farsi giustizia sommaria.

Lascio queste righe a un mondo che non mi ha dato altro che dolori.

Lascio queste righe in attesa di riabbracciare mio figlio.

Poiché il mio spirito ora è più libero di prima.

È più libero nell’odio… e nell’amore.

Antonino Luzzi


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