Scrivi un testo erotico partendo dalla descrizione di una parte del corpo e aggiungendo, via via, le percezioni di tre organi sensoriali; uno di questi deve tassativamente essere il gusto.
Messe lì a caso, senza un ordine preciso. Come se un pittore avesse preso del rosso, lo avesse diluito e, con un pennello, avesse iniziato a stendere leggeri segni sbiaditi sotto gli occhi e sul suo naso sporgente, sproporzionato rispetto al resto del viso. Ne ha di più sulla guancia destra, come se il pittore si fosse scordato che c’era anche la sinistra.
Una volta eravamo rimaste sdraiate nel letto a contarle.
Alcune erano grandi e si sarebbero viste anche a metri di distanza, altre invece erano quasi invisibili. La mia preferita è quella grande, sopra la punta del naso. È a forma di cuore.
È la prima che inizio a baciare. Poi passo a tutte le altre.
Sento il sapore della crema all’eucalipto che mette ogni giorno per non far seccare la pelle. Funziona: quando la accarezzo sento la sua pelle morbida come una pesca.
Ha il viso in fiamme.
Vado nel panico, forse ha paura, forse non è a suo agio, forse vuole che smetta di toccarle. Ma il suo sguardo è rilassato, pieno di amore.
Allora mi calmo. Forse ha solo caldo. Effettivamente ci saranno quasi quaranta gradi, qua sotto, sembra di stare sotto il sole cocente.
Mi ricordo di quella volta che stavamo sul telo, sdraiate, inghiottite dalle spighe di grano. Il sole scottava da morire, ma noi amiamo stare lì.
Quello è il nostro posto preferito: un grande campo di grano al di là del bosco, dopo il ruscello.
Lì non c’è mai nessuno, per questo a lei piace così tanto.
A lei non piace stare in mezzo alla gente, tutti gliele guardano sempre, quelle pennellate rosso sbiadito che ha sul viso.
Si toglie i vestiti. Lo faccio anche io. Sento il suo corpo e il mio, poi ne sento uno solo.
Succede sempre così con lei. Diventiamo una persona sola.
Le bacio le labbra e poi di nuovo le pennellate rossastre. Lei le odia. Le affoga sempre nel fondotinta. Io le amo. Glielo dico sempre, che amo lei e le sue pennellate. Lei sorride, e lo vedo che si aprezza un po di più.
Poi le accarezzo i capelli. Sono tanti, morbidi e disordinati. Sono anche loro di quel rosso sbiadito delle pennellate. Tiene la frangetta rossa che le arriva fino a sotto il naso. Gliela tiro in dietro – a me piace che ci guardiamo negli occhi. Non la taglia mai più corta di così, la frangia. Dice che così non le si vedono il nasone e gli occhi troppo piccoli, che odia tanto. Ma io lo so che lo fa per nascondere le pennellate.
Ci baciamo e facciamo l’amore, e per quell’istante io sono felice perché so che lei non pensa a niente, so che non pensa a quanto odia il suo viso e quelle maledette di pennellate.
Lei le odia, le odia davvero.
Dice che sono il segno di ciò che ha passato.
Dice che ogni volta che si guarda allo specchio e le osserva, rivede tutti i pugni e gli schiaffi che ha preso.
Dice che quelle non sono nulla in confronto a quelle che ha nel cuore.
Gliele farò amare, quelle cicatrici.
Arianna
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